IL TEATRO A ROMA

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Maschera tragica e comica in un mosaico di Pompei

Sappiamo già che il teatro a Roma fu un genere di importazione: se la sua antica origine, quella dell’atellana, è italica, i fescennini provengono dall’Etruria; lo stesso nome histrio sembra sia originario della regione controllata dagli Etruschi.

Sappiamo tuttavia che per tematica, soprattutto per quanto riguarda la palliata e la cothurnata (rispettivamente commedia e tragedia d’argomento greco), le maggiori in quel tempo rappresentazioni teatrali, l’influenza è certamente d’origine ellenistica. Ciò non deve apparire contraddittorio, esemplificando potremmo dire che su una struttura di tipo etrusco veniva inserito un tema d’argomento greco.

Le rappresentazioni teatrali a Roma erano d’interesse pubblico e avvenivano durante le principali festività:

  • ludi Megalenses (aprile): istituiti in onore della Magna Mater sin dal 194 a.C.; l’organizzazione teatrale era curata dagli edili curuli (in seguito anche da altri magistrati);
  • ludi Apollinares (luglio) , istituiti in onore di Apollo sin dal 212 a.C., organizzati dal pretore urbano;
  • ludi Romani (settembre), i più antichi, in onore di Giove. Tito Livio afferma che fu proprio durante questa festività che Livio Andronico nel 240 a.C. rappresentò per la prima volta il primo dramma tradotto dal greco. Anch’essi venivano organizzati dagli edili curuli;
  • ludi plebei (novembre) istituiti dal 220 a.C. sempre in onore di Giove; erano organizzati dagli edili plebei.

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Da quanto detto è evidente che l’organizzazione di uno spettacolo teatrale è di spettanza pubblica, mentre l’autore di una pièce teatrale, i capocomici e gli attori sono dei privati.

Sappiamo con certezza che le compagnie teatrali avevano un capocomico chiamato il dominus gregis dove quest’ultimo termine sta ad indicare l’intera compagnia. Era costui un liberto, come liberti erano gli altri attori, anche se non si può escludere che la “bassa manovalanza” (musicanti o attrezzisti) fossero schiavi del dominus gregis.

Per quanto riguarda i copioni non sappiamo con certezza come avvenisse il contatto tra magistrato ed autore: si può supporre che fossero i dominus gregis a sottoporre al magistrato il testo anche se nei prologhi del teatro terenziano sembra si possa alludere ad un rapporto tra autore e magistrato stesso.

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La struttura del teatro:

  1. Orchestra: parte semicircolare posta alla base della cavea e frapposta tra la scena e gli spettatori;
  2. Cavea: insieme delle gradinate divise in settori;
  3. Fronte scenico:  il fondale dipinto;
  4. Proscenio: parte del palco più vicina al pubblico (spesso rappresentava la piazza)
  5. Quinte: collocate a destra e a sinistra, inquadrano la scena, lasciando spazi per l’entrata e l’uscita degli attori
  6. Ingresso degli spettatori

L’onere era tutto in mano dello stato, i magistrati preposti avevano una somma forfettaria con la quale pagavano l’intera compagnia; tale somma variava sulla base del nome dell’autore, dello stesso capocomico, della commedia stessa; sappiamo per certo che gli spettatori non pagavano. Non sappiamo bene quale fosse il ruolo dell’autore nella rappresentazione, da alcuni prologhi possiamo supporre che facessero un po’ da registi, aiutando il capocomico nella messinscena.

Per quanto riguarda lo “spazio teatrale” fino al 55 a.C. a Roma non venne edificato alcun luogo in pietra atto allo svolgimento delle rappresentazioni. Sappiamo che ci fu qualche tentativo a seguito dell’esperienza dei due grandi commediografi latini di edificarlo, ma la linea misoneista (avversa a qualsiasi novità) di Catone il Censore prese il sopravvento.

Gli spettacoli avvenivano in strutture lignee che, dopo lo spettacolo, venivano demolite: l’allestimento scenico prevedeva un fondale che rappresentava due case o tre case, delle volte due case e un tempio; la scena si svolgeva davanti ad esse immaginando una pubblica via o una piccola piazza; per le scene d’interni si aggiungeva una piccola pensilina sopra una porta. L’allestimento era in mano ad un choragus, figura che sta tra il trovarobe e il moderno regista.

Il pubblico o stava in piedi o era seduto di fronte al ligneo palcoscenico e ci piace immaginare che le sedie se le portassero da casa. I primi certamente sono gli schiavi, i secondi artigiani e commercianti e un pubblico femminile che chiacchiera durante la rappresentazione e con bimbi in braccio che frignano. Sembra non ci fossero senatori o cavalieri ma ipotizziamo che la mancanza di qualsiasi riferimento alla loro presenza nei prologhi sia determinata da una sorta di autocensura; infatti sicuramente a loro erano riservati dei posti nella parte più comoda della platea in subsellia (panche) che permettono loro una migliore visione.

Gli attori erano tutti maschi e portavano tutti una maschera e ognuna di essa rappresenta un “tipo” scenico: vecchio, lenone, signora per bene, cortigiana, ragazza di buona famiglia, servetta, schiavo, parassito, soldato e i loro sottotipi: vecchio benevolo o arcigno, giovane dagli irreprensibili costumi e dedito ai piaceri ecc. Ciò permetteva al pubblico, all’entrata scenica di un attore, di riconoscere immediatamente il ruolo che l’attore in quel momento stava interpretando, non solo, dava anche la possibilità per uno stesso attore di svolgere più ruoli; attraverso il suo uso si utilizzavano non più di quattro o cinque attori. Fra di essi dovevano esserci perlomeno due “virtuosi” capaci di eseguire dei cantica degli assolo cantati con base flautistica (nello Pseudolo Ballione e Pseudolo).

Ricordiamo che le rappresentazioni teatrali avvenivano in orario diurno.

800px-Exteriortheatreofpompey.jpgTeatro marmoreo di Pompeo

Il primo teatro marmoreo fu edificato da Pompeo Magno nel 52 a.C., vincendo l’opposizione di senatori tradizionalisti, i quali rifiutavano l’idea di un teatro lontano da un tempio cui lo spettacolo era dedicato. Pompeo lo costruì per festeggiare il suo terzo trionfo (Sertorio in Spagna, i pirati, Mitridate) vincendo la contrarietà di coloro che temevano ogni novità inserendo all’interno di esso un tempio di Venere il cui ingresso corrispondeva con la cavea del teatro. Al contrario di quello greco, che sfruttava il terreno costruendoli al fianco di una collina, per sfruttarne il pendio naturale, il teatro di Pompeo era tutto in muratura ed occupava una porzione importante del Campo Marzio. Intorno ad esso Pompeo fece inserire un quadriportico, detto portico di Pompeo, nel quale in seguito i Romani, nelle calde giornate estive, andavano a riposarsi dalla calura estiva.

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